Le alghe e l’idrogeno

idr2Da anni oramai la ricerca si spinge verso lo studio di energie rinnovabili e salutari per il nostro pianeta e in questo campo oggi le alghe marine la fanno da padrone. Nuove scoperte ci portano però ancora più nel futuro, svelando un nuovo modo, più efficiente, in cui è possibile utilizzare le alghe al posto dei carburanti fossili.

Uno studio dell’università di Tel Aviv rivela infatti come alcune microalghe modificate in laboratorio siano in grado di emettere grandi quantità di idrogeno per tutta la giornata, durante il loro processo di fotosintesi. La capacità delle alghe di emettere idrogeno era già nota fin dagli anni Quaranta del secolo scorso, ma il team di ricercatori guidato dal professor Iftach Yacoby ha così confutato la teoria fino ad oggi in uso, dimostrando una emissione di idrogeno molto superiore a quella ipotizzata in passato.

idrogeno

Il professor Yacoby, a capo dello studio

Questa scoperta è destinata a rivoluzionare il mondo delle energie rinnovabili, rendendo possibile produrre su larga scala la materia prima per gli efficienti ed ecologici motori ad idrogeno, senza dover passare per costosi e a volte inquinanti processi chimici coinvolti in tutte le fonti green fino ad oggi note. La coltivazione delle alghe inoltre permette di ottenere materia prima a bassissimo costo e senza consumo di suolo; ciò significa che sarà possibile produrre carburante che non inquina e non consuma il pianeta, a costo bassissimo e in quantità sovrabbondanti.

Fino ad oggi l’idrogeno è stato estratto dai gas naturali con processi chimici inquinanti, mentre grazie alle alghe per la prima volta sarà possibile farlo in un modo ecologico e totalmente green! Il professor Yacoby spiega inoltre che l’uomo è stato in grado di utilizzare l’agricoltura come arma per produrre il suo cibo, ma ancora non è stato in grado di farlo con l’energia, campo nel quale l’umanità è ancora cacciatrice di risorse; grazie a questa scoperta sarà finalmente possibile, letteralmente, coltivare le fonti di energia.

Fonti: siliconwadi.it; nocamels.com; inhabitat.com

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *