Le Alghe come prevenzione dall’emergenza nucleare

 

Immagine tratta da: http://incapervinca.splinder.com

Le nostre amate Alghe ci vengono sempre in aiuto in situazioni assai difficili proteggendo il nostro organismo, sono ancor oggi la nostra ancora di salvezza come la facoltà di conservarci un ambiente interno stabile. Ed è nella conservazione di questo equilibrio che le Alghe possono aiutarci, trovando in esse gli elementi vitali che il nostro corpo riconosce come indispensabili.

Lo avevamo scritto già nel 1996 ma per ironia della sorte rileggendo quelle pagine che parlavano del disastro ecologico di Cernobyl, Fukuschima ha portato drammaticamente alla ribalta e alla nostra attenzione il gravissimo problema dell’esposizione alle particelle radioattive.

Le notizie di questi giorni che arrivano dal Giappone indicano una situazione poco chiara e una gestione altrettanto complessa.

Lo studio commissionato da Greenpeace Germania a Helmut Hirsch, esperto di sicurezza nucleare, rivela che l’incidente alla centrale giapponese di Fukushima, avrebbe già rilasciato un tale livello di radioattività da essere classificato di livello 7, secondo l’International Nuclear Event Scale (INES). Lo studio di Hirsch, che si basa sui dati pubblicati dall’Agenzia Governativa Francese per la Protezione da Radiazioni (IRSN) e dall’Istituto Centrale di Meteorologia Austriaco (ZAMG), ha rilevato che la quantità totale di radionuclidi di iodio-131 e cesio-137, rilasciata a Fukushima tra 11 e il 13 marzo 2011, equivale al triplo del valore minimo per classificare un incidente come livello 7 nella scala INES. Il livello 7 è quello massimo di gravità per gli incidenti nucleari, raggiunto in precedenza solo durante l’incidente a Cernobyl del 1986. Mentre a Cernobyl l’incidente aveva coinvolto un solo reattore, a Fukushima, osserva Greepeace, “si ha avuto rilascio di radioattività da quattro reattori.

La radioattività che è uscita e che continua ad uscire dalla centrale nucleare di Fukushima ci preoccupa. Ogni nube radioattiva resta pericolosa per le popolazioni direttamente coinvolte ma poi si “diluisce” e si sparge per tutto il pianeta e così il continente antartico e l’Europa sono coinvolti.

Le notizie dicono che La radioattività liberata da Fukishima è rilevabile, anche se in misura leggerissima, anche in Italia, ma sempre largamente sotto ogni soglia di attenzione. Ma questo ci rassicura ?

“Non esiste un livello sicuro di esposizione e non c’è dose di radiazioni così basso che il rischio di neoplasie sia pari a zero … i rischi genetici, in particolare quelli associati a mutazioni recessive, possono essere dannose e debilitanti per la razza umana come l’aumento del cancro “. Dr. Karl Z. Morgan, direttore della Divisione di Fisica Sanitaria Oak Ridge National Laboratory, nel settembre 1978 Bulletin of Atomic Scientists.

“Anche bassissime dosi di radiazioni hanno infatti la possibilità di scatenare dei danni cellulari che contribuiscono alla genesi del tumore. Le possibilità di intervento preventivo sono comunque abbastanza numerose e si riferiscono all’uso alimentare di alcuni tipi di sostanze rilevanti non solo nella prevenzione dei rischi da radiazione, ma anche nella prevenzione attiva delle degenerazioni tumorali”.  Dottor Attilio Speciani

Il fenomeno non è nuovo e di radionuclidi di tutti i tipi ne stiamo ingurgitando, in varia misura, già da anni.

Il nostro organismo è da sempre esposto alle radiazioni, a cominciare da quelle cosmiche che in parte riescono a passare lo schermo protettivo costituito dall’atmosfera terrestre, a quelle emanate dalla stessa crosta terrestre. L’uomo ha imparato a convivere con queste radiazioni, mentre quelle da lui create, a volte molto intense, possono essere dannose per la salute. Pensiamo alle esplosioni nucleari ma anche alle radiografie, alle stazioni radar, ai fili della tensione, quelle che siamo costretti ad assumere in terapie ionizzanti o a ricerche diagnostiche che utilizzano ioni radioattivi e così via.

Anche chi è costretto per motivi professionali a viaggiare spessissimo in aereo ad alta quota, come i piloti e tutto il personale di volo sono soggetti a rischi. Il personale aeronavigante che vola ad altitudini di crociera molto elevate ed i ‘frequent flyers’ che effettuano spesso voli d’alta quota su lunghe tratte intercontinentali, è soggetto alla possibilità che l’eventuale esposizione prolungata e ripetuta a radiazioni ionizzanti ambientali possa costituire un rischio per la salute. Secondo l’European Dosimetry Group (EURADOS), composto da 15 scienziati europei esperti nel campo delle radiazioni, per gli aerei che volano normalmente a quote inferiori ai 25.000 piedi (8.000 metri) non sono necessarie procedure per stabilire la dose stimata di esposizione a radiazioni ionizzanti; per gli aerei che volano sopra gli 8.000 metri, la cui dose supera i 6 mSv/anno, è necessario a bordo un monitoraggio della radiazione e il conseguente obbligo della sorveglianza fisica e medica del personale esposto.

Detto questo, cerchiamo di capire cosa stia succedendo, iniziando a predisporre quello che potrebbe essere necessario fare per difendersi da un eventuale rischio nucleare connesso alle centrali nucleari di Fukuschima e al fallout (ricaduta di materiale radioattivo al suolo) che riuscirebbe ad avere effetti globalmente più devastanti di quelli della esplosione locale.

Secondo il bollettino di ieri 28 marzo, i risultati delle misure relative ai campionamenti effettuati tra il 23 e il 27 marzo dall’Arpa Piemonte, dall’Arpa Valle d’Aosta, dall’Arpa Bolzano e dall’Arpa Lombardia hanno evidenziato in alcuni campioni la presenza di piccole tracce di Iodio 131, dell’ordine del decimillesimo o centomillesimo di Bq/m3″.Le suddette concentrazioni – spiega l’Ispra – risultano di 1-2 ordini di grandezza inferiori a quelle rilevate nei giorni scorsi negli Stati Uniti ed in Canada. Esse sono altresì analoghe a quelle rilevate in Francia dall’Istituto di Radioprotezione e Sicurezza Nucleare (Irsn) nei giorni dal 24 al 26 marzo”. E – rassicura l’Ispra – “tali valori non hanno alcuna rilevanza dal punto di vista radiologico e sono tali da non costituire alcun rischio di tipo sanitario”.

Ma considerando il fatto che, almeno per ora, volenti o nolenti, qualche ione radioattivo in un modo o nell’altro lo ingoiamo, è certamente più realistico pensare a come ridurre al minimo i danni per tutelarci.

Lo stronzio 90, è non è il solo, che si sta accumulando nelle nostre ossa fin dai tempi dei vari esperimenti nucleari Anglo-Franco-Cino-Russo-Americani che tanto hanno deliziato di radionuclidi l’atmosfera del nostro pianeta.

E stato provato che le Alghe puliscono il nostro organismo dai residui dell’inquinamento e sono agenti efficaci di lotta contro le contaminazioni di fonte radioattiva. Già nel 1964 il ricercatore Sloryna ed i suoi collaboratori dell’Istituto di gastroenterologia dell’Università McGill (Canada) dimostrarono che l’acido alginico delle Alghe Laminarie previene l’assorbimento dello stronzio 90, il cobalto 60, lo iodio 131 (altamente dannoso per la tiroide) ed altri ioni radioattivi, causa indiscussa di gravi anemie, leucemie, tumori ossei e, possono essere rimossi grazie a questa sostanza contenuta nelle alghe brune ed in particolar modo nell’alga Laminaria.

Oggi ci può sembrare che Sloryna precorresse i tempi, in realtà già allora lo stronzio 90 era una sostanza radioattiva molto diffusa nell’ambiente, a causa degli esperimenti nucleari effettuati in quegli anni.

L’acido alginico è in grado di rimuovere dall’organismo diversi radionuclidi attraverso una reazione chimica che porta ad un composto chelato. Questo termine, che deriva dal greco, sta ad indicare in chimica, un composto che contiene nella sua struttura uno o più legami che si chiudono ad anello (come chele di un crostaceo). Se il composto chelato è insolubile in acqua come nel caso dell’alginato di stronzio o di cadmio, verrà espulso dall’organismo attraverso le feci.

Alga Laminaria come prevenzione dai rischi della radioattività

Cesio 137 e Cesio 134

Il Cesio viene assorbito a livello intestinale in modo rapidissimo; la sua struttura chimica è molto somigliante a quella del Potassio, quindi viene utilizzato dall’organismo per riempire le “cellule”; in conseguenza di questo la maggiore concentrazione si avrà nei muscoli, in modo progressivamente crescente nel volgere di qualche settimana dall’evento contaminante.

L’alga Laminaria è una ricchissima fonte di Potassio e 2 grammi di alga assunti regolarmente ogni giorno consentono di “ingannare” l’organismo  proponendogli l’assunzione di Potassio “sano” al posto del Cesio.

Stronzio 90

Come il Cesio viene scambiato per Potassio, così lo Stronzio viene scambiato per Calcio, e viene quindi assorbito dall’organismo che lo fissa immediatamente nelle ossa; la situazione è quindi più drammatica perché lo Stronzio ha un dimezzamento fisico di circa 28 anni, ma una volta fissato nelle ossa tende a rimanervi stabilmente, ed esercita quindi per tutta la vita la sua influenza.

Benché quindi sia assorbito a livello intestinale solo nella misura del 30%, è importantissimo evitare anche questo pur minimo assorbimento, che può nel tempo essere responsabile della formazione di tumori ossei, leucemie e linfomi.

Alga laminaria contiene Acido alginico che fissa lo Stronzio e ne impedisce l’assorbimento.

Iodio 131

Lo Iodio 131 è un radioisotopo artificiale, un prodotto di sintesi della fissione di Uranio e Plutonio. Ha un’emivita di soli 8 giorni e per questo motivo è fortemente radioattivo. Il problema derivante da questa sostanza è legato alla sua rapidità di assorbimento e alla sua immediata concentrazione nella tiroide.

Per lo stesso motivo di cui sopra, l’assunzione di Iodio biodisponibile attraverso l’alga Laminaria ci consente l’assunzione di iodio “sano” per fermare l’arrivo di quello radioattivo.

Conclusioni

In Italia per ora il pericolo non si pone ma questo non ci esime dal seguire con estrema attenzione cosa succederà della caduta delle successive ceneri radioattive. Il consiglio è quello di utilizzare le Alghe al fine di prevenire, ritardare e ridurre questi mali della civiltà, queste scelte sconsiderate, queste disgrazie, per vivere meglio, per vivere di più.

Ultima nota molto importante: utilizziamo Alga Laminaria (Kombu) Bretone, sia come integratore che nel nostro uso abituale in cucina.

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